La sfida degli smartphone in classe: pro e contro
Pubblicato il
12 settembre 2025

Nel giugno 2025 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha ribadito, con una nuova circolare, il divieto di utilizzo degli smartphone durante le lezioni nel secondo ciclo di istruzione, salvo eccezioni legate a specifiche attività didattiche autorizzate dai docenti.
L’obiettivo della norma è contrastare fenomeni di distrazione, cyberbullismo e uso improprio dei dispositivi.
Eppure, nonostante il divieto, il dibattito resta aperto. Da un lato c’è chi considera i telefoni una fonte di distrazione difficile da controllare, dall’altro chi li vede come una risorsa da integrare nella didattica. La questione è complessa: uno strumento così presente nella vita quotidiana degli studenti può davvero essere escluso dalla scuola, o non sarebbe più utile insegnarne un uso consapevole?
I pro: lo smartphone come risorsa
Gli aspetti positivi legati all’uso dei cellulari in aula non mancano. Lo smartphone è un portale sempre a portata di mano che permette ricerche rapide, l’accesso a contenuti multimediali e l’approfondimento immediato di temi trattati a lezione. In questo senso, può arricchire l’esperienza scolastica rendendola più dinamica e stimolante.
Oltre a facilitare la consultazione di informazioni, i dispositivi offrono strumenti didattici personalizzati: app educative, piattaforme per quiz interattivi, programmi di realtà aumentata o ambienti di collaborazione online consentono di differenziare le attività in base alle esigenze degli studenti. Questo favorisce un apprendimento più inclusivo, che può risultare particolarmente utile a chi ha bisogni educativi speciali, grazie a strumenti di sintesi vocale, traduzione o supporto visivo.
Un altro vantaggio importante riguarda lo sviluppo delle competenze digitali. Viviamo in una società in cui la capacità di orientarsi tra informazioni, distinguere fonti affidabili e gestire in modo responsabile i propri dati è cruciale. Abituare i ragazzi a un uso critico e consapevole dello smartphone già in ambito scolastico significa prepararli a essere cittadini digitali più maturi e consapevoli.
I contro: rischi e criticità
Accanto a queste potenzialità, ci sono però anche molti rischi. Lo smartphone resta, prima di tutto, una fonte di distrazione potentissima. Notifiche, social network e giochi attirano l’attenzione dei ragazzi, sottraendola allo studio e alle attività in classe. Questo non solo riduce la qualità dell’apprendimento, ma può minare anche il clima scolastico, rendendo più difficile per i docenti mantenere l’attenzione della classe.
C’è poi la questione del cyberbullismo e della sicurezza online. L’uso non controllato dei cellulari aumenta l’esposizione a fenomeni dannosi, dalle molestie digitali alla condivisione impropria di contenuti. A questo si aggiunge il rischio di dipendenza: la continua connessione, l’abitudine a controllare lo schermo di frequente, la difficoltà a staccarsi dai social possono alimentare ansia, stress e scarso autocontrollo.
Infine, non bisogna sottovalutare il problema delle disuguaglianze. Non tutti gli studenti hanno accesso a dispositivi aggiornati o a connessioni stabili, e questo rischia di accentuare differenze già presenti. Integrare lo smartphone nella didattica senza affrontare questa disparità potrebbe quindi creare nuove forme di esclusione.
Dalla regola alla consapevolezza: come trasformare i device in alleati
Il dibattito, in realtà, non si risolve con un semplice “sì” o “no” allo smartphone in classe. La vera sfida è trovare un equlibrio: stabilire regole chiare e condivise che ne limitino gli abusi, ma al tempo stesso aprire spazi per un utilizzo didattico consapevole.
Molti esperti propongono di trasformare il cellulare da nemico a strumento di apprendimento, integrandolo in attività mirate. Un quiz online, una ricerca guidata, la creazione di contenuti multimediali o l’uso della realtà aumentata possono rendere le lezioni più coinvolgenti. Parallelamente, è fondamentale educare alla cittadinanza digitale: insegnare a riconoscere le fake news, a tutelare la privacy, a usare i social in modo rispettoso e responsabile.
Accanto a ciò, può essere utile introdurre momenti di “digital detox” anche in classe, incoraggiando attività che richiedano concentrazione prolungata senza supporti tecnologici. E non meno importante è il coinvolgimento delle famiglie, chiamate a sostenere un uso equilibrato dello smartphone anche fuori dalla scuola.
Conclusioni
Lo smartphone in aula è un tema che divide e che difficilmente troverà una risposta univoca. Il divieto ministeriale intende proteggere gli studenti da rischi concreti, ma non può essere l’unica via da seguire. La scuola, per preparare davvero i ragazzi al futuro, non può ignorare un dispositivo che fa ormai parte della loro quotidianità.
La chiave sta forse proprio qui: non demonizzare lo smartphone, ma educare al suo uso consapevole, trasformandolo da strumento di distrazione a risorsa per l’apprendimento. Perché se è vero che un cellulare può togliere attenzione alla lezione, è altrettanto vero che, guidato da un docente, può diventare una porta d’ingresso verso un mondo di conoscenza e competenze indispensabili nel XXI secolo.