Pubblicato il
20 giugno 2025
Oggi viviamo immersi in un linguaggio fatto di immagini in movimento. I giovani, più che leggere, guardano, ascoltano, condividono. La didattica che utilizza i video fa leva proprio su questo: parla la loro stessa lingua. Inserirli nella programmazione scolastica non è solo una scelta strategica per catturare l’attenzione, ma rappresenta un modo naturale di veicolare conoscenze complesse, grazie all’unione sincronizzata di audio, immagine e ritmo narrativo.
L’uso dei video in aula porta a diversi vantaggi. Diverse ricerche hanno dimostrato che combinare stimoli visivi e sonori porta a risultati notevoli: il tasso di ritenzione dell’informazione può passare dal 10% del semplice testo al 65% di un video ben strutturato.
Inoltre, secondo l’Educational Psychology Review, i filmati invitano a una partecipazione più critica e profonda, stimolando la discussione e la curiosità.
Allo stesso tempo, ci sono criticità da non sottovalutare. Se il video diventa uno “zapping passivo”, perde efficacia formativa. Rischiamo di alimentare comportamenti da spettatore, dove la riflessione è minima.
A complicare il quadro ci sono anche problemi pratici: video troppo lunghi o tecnicamente mal gestiti rischiano di annoiare, creare dipendenza dal formato video o generare problematiche inattese.
Un approccio efficace inizia sempre da una scelta precisa: il video non si propone a caso. Deve introdurre, consolidare o stimolare, con una qualità narrativa ed esplicativa adeguata. Un esempio: proiettare un breve documentario all’inizio di un’unità, per fornire un contesto. Poi, grazie a domande mirate in classe, far emergere idee, dubbi e suggestioni con un effetto potenziatore.
È fondamentale evitare modalità di fruizione passive: meglio piccoli momenti di pausa per riflettere, discutere e prendere appunti. Diversi studi mostrano che inserire quiz o quesiti durante la visione migliora significativamente la memorizzazione e la capacità critica. Una scelta brillante per mantenere alta l’attenzione e allenare la mente.
Interessante poi coinvolgere gli studenti nella produzione di video: farli lavorare a progetti in cui si trasformano in autori li spinge a sintetizzare, rielaborare e strutturare narrativamente un contenuto. È un'ottima via per valutare le competenze e accrescere la loro responsabilità.
Due parole chiave: digital storytelling. Significa utilizzare la narrazione audiovisiva per raccontare storie autentiche, casi reali o esperienze personali legate ai temi di studio. Questa forma di storytelling ha una doppia funzione: aiuta a fissare i concetti e favorisce un apprendimento partecipativo, dove gli studenti sono immersi nella storia stessa. Inoltre, sviluppa competenze digitali e creative essenziali nel mondo di oggi.
Integrare i video nella didattica significa condurre le lezioni fuori dalla forma tradizionale, trasformando la visione passiva in un dialogo vivo. I filmati, se scelti e inseriti con cura, diventano strumenti di consolidamento, riflessione e inclusione. Il docente, nel suo ruolo insostituibile, rimane colui che guida, interpreta e stimola. In un contesto dove l’immagine racconta e coinvolge, la sfida è saperla integrare con consapevolezza, rigore e creatività—per un apprendimento che faccia davvero la differenza.
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