Cyberbullismo: cos’è, come prevenirlo e come contrastarlo

Pubblicato il

20 settembre 2024

Con il termine bullismo si intendono vari tipi di comportamenti oppressivi e prevaricatori, di tipo fisico o psicologico, a danni di un soggetto più vulnerabile, non solo in luoghi fisici. Il cyberbullismo infatti non avviene tra le mura scolastiche o familiari, bensì negli spazi digitali costantemente abitati da ragazze e ragazzi.


La tecnologia ha rivoluzionato il modo di comunicare, rendendo illimitato il dialogo tra gli utenti, da ogni parte del mondo. Per i giovani, il digitale è un ambiente in cui sono nati e cresciuti, di cui non si stupiscono e che molto spesso danno per scontato, sottovalutando sia le potenzialità positive sia i rischi in cui è possibile imbattersi.

Le vittime di bullismo sono tendenzialmente soggetti più vulnerabili, che tendono a essere soggiogati ai comportamenti denigratori di una o più persone. Nel caso del cyberbullismo le regole di questo gioco di potere cambiano un po’ le loro sembianze: le azioni di violenza online permettono un potenziale anonimato e invisibilità della figura del bullo e una presenza continua nella vita digitale della vittima, sotto varie forme come insulti, immagini e video. E qualsiasi contenuto può viaggiare ad alta velocità, diffondendosi potenzialmente in tutto il mondo, senza che la vittima possa reagire per difendersi.

Il cyberbullismo è un fenomeno complesso quanto diffuso tra ragazze e ragazzi (circa il 50% delle ragazze e dei ragazzi con età compresa tra gli 11 e i 17 anni hanno dichiarato di esserne stati vittima, come riportato nell' indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti, redatta dall'Istat. Un fenomeno che può avere conseguenze letali per la salute e l’incolumità di chi, senza volerlo, si ritrova al centro di un vortice incontrollabile di lesa privacy, offese e insulti.

La legge 71/2017: contrasto e prevenzione del cyberbullismo


In termini legislativi, l’Italia detiene il primato, nello scenario europeo, per la promulgazione di una legge che riconosca il cyberbullismo come un pericolo per i minori. La legge 71/2017, denominata Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, venne abrogata quasi sei anni dopo uno degli episodi più esemplari e allo stesso tempo tragici del fenomeno del cyberbullismo: il suicidio di Carolina Picchio, 14enne che ti tolse la vita all’inzio del 2013, a seguito della diffusione di un video sui social da parte di suoi coetanei. A dare il via alla battaglia per rendere giustizia alla ragazza fu una sua ex-docente, Elena Ferrara: le richieste arrivarono a Montecitorio che, nel maggio del 2017, espresse voto unanime per la promulgazione della legge. Abbiamo parlato con la dott.ssa Ferrara nella puntata Patente di smartphone del nostro podcast Scuola: «una legge sicuramente non basta», afferma, «una legge deve avere delle gambe che sono costituite dalla concretezza di progettualità, per la protezione dei ragazzi.».

La Disposizione fornisce, per la prima volta, una definizione giuridica del fenomeno del cyberbullismo come «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, [...], trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonche' la diffusione di contenuti on line [...] il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo» (Art. 1). Vengono delineate le modalità di segnalazione secondo cui ciascun minore con più di 14 anni o il genitore che ne esercita la responsabilità, può inoltrare al titolare della gestione del sito internet un’istanza di oscuramento, rimozione o blocco dei contenuti del profilo della vittima. Qualora la segnalazione non venga presa in carico, può essere coinvolto il Garante per la protezione dei dati personali, che provvederà all’eliminazione del contenuto entro 48 ore con successiva individuazione e ammonimento del minore colpevole.

Oltre a queste linee principali, la legge 71/2017 fornisce indicazioni dirette alle istituzioni scolastiche per agire in maniera attiva a contrastare il cyberbullismo.

Qual è quindi il ruolo che devono ricoprire insegnanti, dirigenti e collaboratori non solo per proteggere le vittime, ma anche per prevenire situazioni simili?

Educare al digitale e all’uso consapevole della tecnologia

La legge 71/2017 definisce le funzioni dei vari attori del sistema scolastico al fine di contrastare sin da subito episodi di cyberbullismo. L’insieme di queste misure preventive di tutela ed educazione è rivolta sia alle vittime che a responsabili di illeciti. Tra i punti chiave vi erano: l’individuazione di un referente, da parte di tutte le istituzioni scolastiche sul territorio nazionale, per la coordinazione delle attività volte a contrastare il fenomeno; un percorso di formazione sul dedicato ai docenti, per il triennio 2017-2019; il coinvolgimento degli studenti e di ex studenti in attività di peer education, nella prevenzione e nel contrasto del cyberbullismo nelle scuole, l’attuazione del cosiddetto patto di corresponsabilità tra famiglie e dirigenti scolastici.

La linea di intervento però più importante anche in prospettiva futura era la promozione diretta di attività volte a educare a un uso consapevole della rete internet e ai diritti e doveri ad esso connessi. Ogni istituto, in piena autonomia, era tenuto a provvedere allo sviluppo di progetti per introdurre ragazze e ragazzi ai dibattiti relativi ai rischi e alle potenzialità degli spazi digitali. La tecnologia offre, sia ad alunne e alunni che a insegnati, molte opportunità per rinnovare e vivere in maniera originale alcune esperienze didattiche, come già raccontato in altri articoli del nostro blog sull’utilizzo dei podcast, dei meme, o dell'intelligenza artificiale. È compito dei docenti però definire un limite di utilizzo di questi strumenti, in particolar modo per fini non didattici. Il monitoraggio però non può coinvolgere solo le istituzioni scolastiche, perché l’educazione prende vita nelle mura domestiche. I genitori devono essere vigili e coinvolti nella vita digitale dei loro figli, educando loro sui rischi e sulle pratiche migliori per proteggere la propria privacy online, per contrastare anche un’eventuale sovra-esposizione dei figli e delle figlie minori su canali social.

Il contrasto al fenomeno del cyberbullismo non è quindi responsabilità di un singolo: è necessario un approccio multilaterale, una sinergia tra scuola, famiglia e anche comunità per bloccare eventuali tempeste mediatiche ai danni di chiunque. È bene saper riconoscere il fenomeno quando si è testimoni di comportamenti violenti e aggressivi perpetrati da dietro uno schermo ed è importante non ignorare eventuali segnali.

Sulla piattaforma di Edulia Treccani Scuola sono disponibili contenuti utili per approfondire il tema e comprendere i meccanismi per la lotta alla diffusione dell’odio in rete. Qui di seguito ne segnaliamo alcuni:

  • il corso Cyberbullismo, tenuto da Thomas Ducato, disponibile sulla piattaforma di Edulia Treccani Scuola, in cui troverai alcuni approfondimenti su metodi e strumenti per affrontare e contrastare il problema con dei semplici accorgimenti.
  • il percorso CivicAttiva III, prodotto dalla Robert F. Kennedy Human Rights Italia, organizzazione che si impegna nella promozione di attività di educazione civica nelle scuole per contrastare la povertà educativa. Sono ora disponibili tre nuovi moduli, tra cui “Le povertà educative - bullismo e cyberbullismo”;
  • il percorso Cultura digitale per una cittadinanza attiva e consapevole, acquistabile singolarmente, per comprendere come formare una generazione di “adulti digitali” consapevoli e informati.