Allenare il cervello in classe: la neurodidattica per l’apprendimento

Pubblicato il

6 settembre 2024

Il legame tra neuroscienza e apprendimento sta diventando un tema sempre più centrale nel dibattito su come migliorare i risultati dei processi didattici. Per i docenti è quindi importante approcciarsi e comprendere i principi della neurodidattica con l’obiettivo di applicare strategie didattiche mirate, basate sulle più recenti scoperte scientifiche.

Quali fattori influenzano maggiormente la capacità di apprendimento dei nostri studenti e delle nostre studentesse? Quali sono le strategie di insegnamento da considerare per promuovere percorsi didattici inclusivi, tenendo conto delle specificità degli individui e delle caratteristiche del cervello in condizione di apprendimento? Nel nuovo percorso di Edulia Treccani Scuola Neuroscienze in aula: potenziare l’insegnamento con la neurodidattica vengono esplorati i metodi utili per impostare l’insegnamento con il fini di influenzare al meglio e in positivo il cervello di studentesse e studenti. Il percorso, composto da cinque moduli progressivi, è pensato per docenti scuola primaria, docenti scuola secondaria di I grado e di II grado e vuole fornire conoscenze neuroscientifiche approfondite per affinare la propria pratica educativa, massimizzando il potenziale di sviluppo di ogni alunno e migliorando l’efficacia complessiva dell’insegnamento.


I processi neurocognitivi: per una didattica consapevole

Il cervello giovanile è estremamente sensibile alle influenze dell’ambiente e alle esperienze vissute, in particolar modo nell’ambito scolastico. I processi neurocognitivi, come l'attenzione, la memoria, la percezione, e il ragionamento, costituiscono la base delle capacità di apprendimento degli studenti. Comprendere il loro funzionamento permette quindi ai docenti di adottare strategie didattiche che rispondano meglio alle esigenze individuali degli studenti e delle studentesse.

Attraverso un approccio brain-based, legato quindi alla conoscenza approfondita dei processi cognitivi per una didattica di qualità, i docenti possono offrire un’esperienza di insegnamento reale ed efficace, più scientificamente fondata, capace di sostenere e valorizzare ogni singolo studente nel suo percorso di crescita. 

Le tipologie di apprendimento

Nel campo della neurodidattica, è importante, per gli insegnanti, comprendere le caratteristiche e i meccanismi dell’apprendimento e come questi si differenziano tra di loro in base a alcuni punti chiave. In generale, l’apprendimento può essere considerato come un processo attraverso cui si verifica un cambiamento permanente nel comportamento. È necessario, però, fare alcune fondamentali distinzioni, relative alle modalità di acquisizione:

  • l’apprendimento formale, vale a dire quello intenzionale, organizzato e che ha luogo in istituzioni educative specializzate, come appunto la scuola;
  • l’apprendimento non formale, cioè quello che si verifica sempre in luoghi predisposti all’educazione e alla formazione ma che è più flessibile rispetto all’apprendimento formale e avviene in luoghi come le associazioni o ambienti sociali e di condivisione;
  • l’apprendimento informale, infine, è quello che si verifica durante tutto il corso della vita e non è mai pianificato.

La distinzione tra apprendimento formale, informale e non formale è il punto di partenza per iniziare a comprendere come il processo educativo non può svincolarsi dalle caratteristiche neurobiologiche degli individui, così come non può tener conto delle cosiddette curve dell’apprendimento, cioè il valore del rapporto che intercorre tra la quantità di informazioni recepite e il tempo necessario per apprenderle.

Integrare quindi queste informazioni basilari nella pratica educativa significa riconoscere il cervello come il fulcro di qualsiasi processo di assimilazione di informazioni, che sia in aula o altrove. Conoscerne il funzionamento non solo porta a un miglioramento della qualità e dell’impatto educativo ma rende l'apprendimento più significativo e duraturo per studenti e studentesse.


Principi di progettazione neurodidattica: la Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA)

L’incontro tra neuroscienze ed educazione è uno stimolo per ripensare alla progettazione didattica in ottica più inclusiva e consapevole, grazie alla conoscenza dei processi di funzionamento neurobiologici.

Secondo Howard Gardner, ogni persona è caratterizzata da diversi tipi di ‘intelligenza’, ognuna delle quali viene stimolata a seconda delle attività proposte. In linea con questa teoria, detta teoria delle intelligenze multiple, è evidente che l'esperienza dell’apprendimento può essere arricchita, grazie ad un approccio multisensoriale che coinvolga vista, udito e altri sensi.

Le novità introdotte dalle ricerche neuroscientifiche sono quindi uno sprono verso la rielaborazione delle tradizionali metodologie didattiche. A tal proposito, la Progettazione Universale per l’Apprendimento (PUA) è considerata il nuovo paradigma per l’insegnamento e l’apprendimento, superando schemi e convinzioni ormai obsoleti e guardando, invece, alla necessità e all’unicità di studenti e studentesse. Questo approccio di progettazione mira a fornire a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro capacità, pari opportunità di successo nell'apprendimento, seguendo tre principi fondamentali:

  • fornire molteplici mezzi di rappresentazione (il cosa dell'apprendimento);
  • fornire molteplici mezzi di azione ed espressione (il come dell’apprendimento);
  • fornire molteplici mezzi di coinvolgimento (il perchè dell’apprendimento).

Seguendo i principi della PUA, gli insegnanti possono progettare curricula didattici flessibili e personalizzati, adattare i materiali didattici e le attività per soddisfare le esigenze e gli interessi di ognuno, tenendo conto delle differenze individuali e valorizzando la diversità come risorsa.


L’apprendimento e il digitale

Abbiamo già visto in altri articoli del nostro blog come strumenti e contenuti digitali e multimediali, possano contribuire ad arricchire l’esperienza dell'apprendimento grazie alla loro capacità di coinvolgimento: dall’utilizzo dei podcast a scuola all’introduzione di strumenti di intelligenza artificiale, fino alla didattica innovativa dei meme.

Anche in relazione ai principi neuroscientifici e neurodidattici, la tecnologia e il digitale riescono a migliorare l’esperienza dell’apprendimento grazie al coinvolgimento del cosiddetto network delle funzioni esecutive, orientando l’attenzione verso stimoli più rilevanti e suscitando reazioni motivate e creative. Alcune attività legate al mondo del digitale, come l’esplorazione di mondi virtuali con Google Earth o il Metaverso, la creazione di un sito web o la produzione di un podcast, possono contribuire sia a suscitare un maggior interesse tra alunne e alunni sia dar loro la possibilità di affinare le capacità di ragionamento, di maturare competenze specifiche parallele a quelle scolastiche tradizionali.

Nel percorso Neuroscienze in aula: potenziare l’insegnamento con la neurodidattica potrai approfondire i temi più importanti della neurodidattica e comprendere a pieno il funzionamento dei meccanismi di neuroscienze applicati alle esperienze educative, grazie agli interventi e alle lezioni di esperti ed esperte come Teresa Farroni, professoressa di neuroscienze cognitive dello sviluppo, Carina Frossasco, esperta in Neuroscienze educative, Diana Olivieri, docente di Pedagogia speciale e didattica e neuroscienze, Luca Bonfanti, neuroscienziato e docente universitario e David De Carlo, docente e formatore.Il percorso è disponibile online, sulla piattaforma di Edulia Treccani Scuola, acquistabile singolarmente oppure compreso nell’abbonamento. Se vuoi consultare tutti i nostri percorsi, clicca qui.